Una crisi diversa: i vecchi modelli inutili per capirla
Ci era sfuggito questo articolo del ministro del lavoro del governo Clinton, da il manifesto del 14 luglio 2009. Grazie a chi ce lo ha segnalato
I cosiddetti «germogli» della ripresa si stanno seccando sotto lo spietato sole estivo. In realtà l'intero dibattito sul quando e sul come la ripresa inizierà è impostato male. Da una parte vi sono i sostenitori della dinamica a «V» che guardano alle recessioni passate e concludono che più veloce è il crollo dell'economia, più veloce il suo rientro nei binari. E poiché lo scorso autunno l'economia è caduta da una scogliera, si aspettano che ruggisca a nuova vita all'inizio dell'anno prossimo. Da cui la forma a «V».
Sfortunatamente i Vuisti guardano alle recessioni sbagliate. Concentratevi piuttosto su quelle che iniziarono bruciando una gigantesca bolla speculativa e vedrete riprese lente. La ragione è che al punto minimo i valori dei beni sono così bassi che la fiducia degli investitori ritorna solo gradualmente. E qui dove entrano in gioco gli U-isti. Predicono una ripresa più graduale, in cui gli investitori rientrano nel mercato in punta di piedi.
Personalmente, non m'iscrivo a nessuno dei due partiti. In una recessione tanto profonda, la ripresa non dipende dagli investitori. Dipende dai consumatori che, dopo tutto, sono il 70 per cento dell'economia Usa. E stavolta i consumatori hanno preso una bella botta. Finché i consumatori non torneranno a spendere, potremo scordarci la ripresa, che sia a «V» o a «U».
Il problema è che i consumatori non riprenderanno a spendere finché non avranno soldi in tasca e non si sentiranno ragionevolmente sicuri. Ma i soldi non li hanno, ed è difficile vedere da dove possano venire. Non possono prendere in prestito. Le case valgono una frazione di quel che valevano prima e perciò scordatevi pure i ripianamenti del mutuo e nuove ipoteche. Un proprietario su dieci è sotto la linea di galleggiamento - cioè è debitore di più di quanto valga la sua casa. La disoccupazione continua a salire e il numero di ore lavorate a scendere. Chi può, risparmia. Chi non può, sta acquattato, come è giusto. Alla fine i consumatori dovranno rimpiazzare auto, elettrodomestici e quel che hanno addosso, ma una ripresa non può basarsi sul rimpiazzo. Non ci si può aspettare che gli imprenditori investano senza una massa di consumatori che si precipita su nuova merce. E non ci si può affidare all'esportazione: l'economia globale si sta contraendo.
La mia predizione allora? Non una «V», non una «U», ma una «X». L'economia non può rimettersi nei binari perché i binari su cui abbiamo viaggiato per anni - salari piatti o in calo, debito crescente dei consumatori e insicurezza dilagante, per non menzionare l'anidride carbonica nell'atmosfera - non possono semplicemente essere sostenuti.
La «X» simboleggia un nuovo binario, una nuova economia. Come sarà fatta? Nessuno lo sa. Tutto quel che sappiamo è che l'economia attuale non può ripartire perché non può tornare dove stava prima del botto. Così, invece di chiederci quando comincerà la ripresa, dovremmo chiederci quando partirà la nuova economia. A seguire.
Robert Reich insegna economia a Berkeley e il suo ultimo libro s'intitola «Capitalismo». L'articolo che pubblichiamo è ripreso da «CommonDreams.org»
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