Assalto alla biomassa del pianeta
Esiste una grande disputa industriale tra le grandi imprese biotecnologiche, che riguarda l'appropriazione della maggior quantità possibile di biomassa del pianeta, che, senza dubbio, non è né abbondante né facilmente convertibile in agenti chimici, plastici e combustibili rinnovabili ed, ancor meno, sufficiente ad esaudire tutti i propositi previsti.
Mentre cento delegati si riuniscono nella Sesta Conferenza Annuale di Biotecnologia e Bioprocesso Industriale nel Palazzo dei Congressi di Montreal, un gruppo di ONG – Gruppo ETC, Greenpeace e Biofuelwatch – si sono unite per una conferenza stampa allo scopo di avvertire che le nuove energie “verdi” dell'industria biotecnologica sono poco meno che propaganda, che i governi non dovranno incrementare i sussidi a queste imprese e che la materia prima su cui si fonda questa industria – chiamata, in termini generali, “biomassa” - non è né abbondante, né convertibile in agenti chimici, plastici o combustibili rinnovabili.
Jim Thomas, investigatore del Gruppo ETC, ha affermato che dietro il sottile velo verde dell'”energia pulita” e dei “plastici rinnovabili”, si nasconde un'enorme disputa industriale che coinvolge le imprese biotecnologiche, nell'intento di appropriarsi della maggior quantità possibile di biomassa del pianeta: “Il controllo che esercitano i giganti genetici sulle componenti più piccole della vita, come il DNA, è diventato sempre più rapido e sofisticato con l'investimento di mille milioni di dollari in nuove tecnologie, come la metagenomica e la biologia sintetica. Il s5% della cosiddetta biomassa mondiale – di tutti i tipi, compresi vegetali, boschi, residui ed altre fonti di biomassa – è stata già messa in commercio... L'industria è interessata al restante 75%.
La ricerca di maggiori quantità di cellulosa vegetale – il materiale organico più abbondante della terra – farò in modo che le riserve naturali diventeranno terre da nulla. Da tre anni molte organizzazioni non governative avvertono che la domanda di etanolo di mais provocherà un aumento dei pressi degli alimenti. Abbiamo ragione. Ora lanciamo l'allerta su questo accaparramento massiccio della biomassa, che avrà conseguenza altrettanto devastanti per la gente – specialmente nei paesi del Sud, perchè è qui che le compagnie andranno a cercare materia prima quando finirà o non potranno più cercarla nei loro paesi”.
Rachel Smolker di Biofuelwatch, che ha sede nel Regno Unito, sfida le compagnie presenti alla conferenza BIO a porsi la domanda findamentale “Esiste abbastanza biomassa nel mondo per tutti i propositi previsti? La risposta è ovviamente un 'no'”. Parla dei mezzi e dei modi di utilizzo della biomassa da parte dei governi e dall'industria per argomentare la sua tesi: gli USA hanno adottato una meta di produzione di 36 mila milioni di galloni di biocombustibile all'anno per il 2022, giustificandosi con la presenza di 300milioni di tonnellate di biomassa disponibili. Secondo quanto affermato da alcune analisi, per ottenere un risultato del genere bisognerà colpire l'80% della biomassa disponibile in terre agricole, boschi e pascoli. E questa è solo una delle mete previste.
La forza aerea statunitense pretende di sostituire il 25% della sua domanda di combustibile con biocombustibile, e l'industria aerea commerciale sta ricalcando i suoi passi. L'industria chimica ha come obiettivo sostituire il 10% della sua materia prima in biomassa. La maggior parte, il 70% dei sussidi, delle politiche di sostegno alle energie rinnovabili – principalmente per l'elettricità ed il riscaldamento – si traducono in un consumo contemporaneo di biomassa e carbone o altre tecnolgie di biomassa. La combinazione dei diversi obiettivi è insostenibile, specie nel contesto della necessità di sfamare una popolazione sempre crescente, un ecosistema in declino e la degradazione di terre ed acqua.
Eric Darier, direttore di Greenpeace Quebec, ha esortato i governi e gli investitori privati a fare attenzione ad i loro contatti con le imprese biotecnologiche ed a non seguire passivamente “il treno dell'innovazione”:”Abbiamo bisogno di appoggiare ed applicare il principio precauzionale riconosciuto dalla legislazione internazionale e valutare l'intero ciclo vitale delle tecnologie proposte prima di dichiararle 'verdi'”. Darier denuncia la mancanza di partecipazione pubblica nei dibattiti sulla biotecnologia. “La società richiede una valutazione strategica completa di ciascuna tecnologia durante il suo sviluppo. Se non lo facciamo, dovremmo subirne le conseguenze tra decenni, come stiamo subendo oggi le conseguenze dell'uso di prodotti chimici e pesticidi”.
|