C'era una volta un pesce cattivo che desertificò la California
Tutto per colpa di un pesciolino. Anzi per colpa di qualche ambientalista che non avendo di meglio da fare che mettersi a contare i pesci del fiume Sacramento, in California, si è accorto che la popolazione di sperlano stava drasticamente riducendosi e quindi ha chiesto e ottenuto di ridurre il drenaggio di acqua dal fiume per scopi irrigui. Macché global warming, macché natura crudele, la siccità che ha colpito la Central valley della California, ex granaio d'America (e per un periodo del mondo), è colpa degli ambientalisti che volevano salvare un pesce di cinque centimetri!
L'impostazione con cui Il Sole 24ore di oggi presenta la notizia della grave siccità che sta colpendo una delle più vaste e ipersfruttate zone agricole del pianeta è a dir poco disarmante. Certo messa così fa più notizia, ma non è proprio corretto raccontare per due terzi dell'articolo l'epopea del povero sperlano e solo all'ultimo ricordare che: negli ultimi 3 anni l'intera California è stata vittima di una grave siccità che ormai pare essere diventata non più un'emergenza ma una costane («a Los Angeles nel 2008 sono caduti solo 20,6 cm di pioggia , 33 cm nel 2007 e 7,6 cm nel 2006 contro una media di 38 centimetri»), che stiamo parlando «di uno stato che è essenzialmente un deserto», che«deve importare l'acqua dal Colorado per dar da bere a Los Angeles e drenare i fiumi per irrigare i campi», che si tratta di uno stato in cui «la crescita è continua, ma manca una pianificazione urbanistica e agricola»...
E qui si pronunciano le parole magiche: a parte che pianificare la crescita vuol dire anche tener conto della biodiversità che è uno dei servizi ambientali necessari a sostenerla (sperlano compreso) con il termine crescita in questo caso si intende prima di tutto quella demografica «in 30 anni la popolazione di Los Angeles è aumentata del 61% e continua a espandersi verso le pendici delle montagne che la circondano, montagne aride - è ancora Il Sole 24 ore che lo ricorda, e non potrebbe fare altrimenti visto che sono tuttora in corso - dove i rischi di incendi sono endemici all'ecosistema».
Allora evidentemente non è colpa del pesce e della notoriamente potentissima lobby ambientalista d'America che l'ex valle verde d'America è diventata una conca di polvere, ma di politiche completamente sbagliate dettate unicamente dal tutto, subito e sempre di più che ha divorato le risorse un tempo abbondanti, ma comunque non infinite.
Tutto previsto e prevedibile. Gli studi sul clima sono anni che predicono la California come una delle zone più colpite dai cambiamenti climatici, così come dall'altra parte del globo non devono stupire le due città intere appena evacuate perché completamente aride in mezzo al Tigri e all'Eufrate, che da bambini ci insegnavano essere stata la valle più fertile del pianeta ed oggi è solo un ammasso di pietre, sabbia e mine antiuomo, dove gli ultimi rivoli d'acqua sono stati intercettati a monte, dalle nazioni vicine.
Allo stesso modo sarebbe economicamente folle succhiare fino all'ultima goccia del Sacramento per prolungare l'agonia della Central valley e contemporaneamente depredare altri territori: non si estinguerebbe soltanto il famigerato pesce sperlano, lui sarebbe solo la prima vittima di una lunga catena che sempre più velocemente, in modo sinergico, consumerebbe gli ecosistemi vicini. E perfino le economie vicine, visto che lo sperlano riveste una notevole importanza commerciale. Questi pesci sono largamente usati per la fabbricazione di farine, impiegate per produrre mangimi da utilizzare in pescicoltura o zootecnia. Talvolta sono venduti come pesce foraggio per specie d'acquario e come esche e in alcuni paesi sono apprezzati anche in cucina, in particolare vengono affumicati gli esemplari di piccola taglia.
E con quest'ultima considerazione cade anche l'obiezione sociale: anche ammettendo tutti gli errori, cosa si fa per questa valle e per al sua comunità principale, Mendota, divenuta la capitale americana della disoccupazione (40%) in gran parte ex braccianti rimasti senza lavoro?
La risposta ancora una volta deve essere cercata in una visione olistica dell'ambiente e in uno sguardo lungo: la locomotiva può cambiare marcia solo continuando ad andare avanti, quindi è necessaria una riconversione ecologica dell'intero sistema produttivo californiano, a partire dall'agricoltura, che si orienti a produzioni agricole meno bisognose di acqua, che avrà bisogno di tecnologie in grado di ridurre gli sprechi, e di limitare il ricorso a fertilizzanti chimici che hanno pian piano consumato la fertilità della terra. E dall'altra parte avrà bisogno di una domanda di risorse meno futile e sprecona, capace di lasciare alle generazioni future almeno le stesse risorse che abbiamo avuto noi. Una domanda e un'offerta più sobrie appunto, anche se in America questa parola appare come una bestemmia, quando non viene dipinta come ‘socialista'.
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