A Roma il 7° congresso sulle metodologie di ricerca senza sacrificio di viventi. Dall'Europa 50 mln per la cosmetica cruelty free
Non solo per ragioni etiche. Non solo con proclami da parte dei fautori dei diritti animali. A lavorare per poter scrivere la parola fine nella crudele storia della vivisezione è ormai una buona parte del mondo scientifico, illuminata, e sempre più trasversale e internazionale.
A Roma si è chiuso il congresso internazionale "Calling on science", il settimo promosso dall'Ecvam (il centro europeo di validazione dei metodi alternativi) per fare il punto sulla ricerca e lo sviluppo di metodologie ultra moderne che lavorano per il progresso della ricerca senza sacrificare nessuna vita.
E se gli scienziati cominciano a muoversi in questa direzione, il congresso è gremito di giovani ricercatori provenienti da tutto il mondo, e lo stesso fa l'industria (c'è il colosso de L'Oreal tra gli sponsor, oltre a Johnson & Johnson, Procter & Gamble e Unilever): siamo, si spera, all'inizio di una rivoluzione anche culturale che dovrà il più velocemente possibile aggiornare l'approccio alla conoscenza, una volta che l'uso di modelli animali si è rivelato insufficiente e superabile.
Sono innumerevoli le presentazioni proposte al Congresso di applicazioni future di colture cellulari integrate, sulle prospettive delle sperimentazioni in vitro e di modelli computerizzati. E' notevole la presenza di rappresentanze dell'estremo oriente, che si avvicinano finalmente all'impostazione delle 3"r" (ovvero refinement , riduzione dei livelli di sofferenza, reduction , riduzione del numero degli animali coinvolti, replacement , sostituzione) con l'esposizione di una trentina di studi tra giapponesi e coreani. Parallelamente sono offerte dimostrazioni di supporti didattici alternativi, come riproduzioni in silicone di modelli animali utili agli studi di chirurgia e di fisiologia.
Colpisce invece la scarsissima presenza di studiosi italiani che, secondo Luigi Campanella, presidente della Società chimica italiana e moderatore della sessione sulle associazioni scientifiche, si spiega col fatto che «la posizione del mondo scientifico e medico italiano, relativamente ai metodi alternativi, non è ancora molto chiara, fondamentalmente per ragioni culturali. Noi però ci crediamo - sottolinea Campanella - e sosteniamo il contributo della chimica per il superamento dei test sugli animali, che può essere rilevante: il principio su cui si basa questo approccio è che poiché una sostanza è tossica se produce una reazione, noi lavoriamo al livello cui questo eventuale fenomeno avviene su tessuti umani, eliminando così il problema del passaggio di specie che rende spesso i risultati ottenuti sugli animali non corrispondenti a quelli sull'uomo».
Un approccio similare è quello promosso da Celltox, l'associazione italiana di tossicologia in vitro, presente con i suoi rappresentanti al congresso. Celltox dal 1991 lavora allo studio di metodiche che consentano l'analisi a livello molecolare e cellulare degli effetti tossici delle sostanze.
Un intero seminario è dedicato poi alla presentazione di una creazione italiana, il modello Caesar, sviluppato da ricercatori dell'Istituto Mario Negri di Milano: si tratta di un'applicazione java che attraverso un algoritmo permette di accedere a modelli predittivi sulla tossicità delle sostanze e che conta di offrire alternative in vista della grande sperimentazione che attende i ricercatori da quando il progetto Reach è diventato legge nell'Unione europea nel 2007.
Reach, ovvero Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals prevede che le industrie entro il 2018 analizzino dal punto di vista chimico tutte le sostanze in circolazione nei prodotti in commercio (tra le 18mila e le 68mila secondo diverse stime) delle quali non è accertata la sicurezza da un punto di vista ecologico e sanitario. All'incirca il 97% dei composti chimici che si vendono a tonnellate e che si trovano in ogni tipo di cosmetico, sapone o detersivo, sono stati infatti introdotti prima del 1981, quando non erano obbligatori i rigorosi test di valutazione che precedono oggi l'immissione in commercio di qualsiasi novità.
Reach, che nel regolamento non ha indicazioni di utilizzo di metodi alternativi alla vivisezione, è diventato però una delle ragioni principali che spiegano l'interesse delle case cosmetiche e farmaceutiche per queste alternative: l'immensa sperimentazione, se svolta con i metodi attuali, costerà alle industrie tra i 2,6 e 9,5 milioni di euro e comporterà il sacrificio di un numero spaventoso di animali, tra 54 e 141 milioni di individui.
Allo sviluppo di metodiche sostitutive contribuirà ora con un cospicuo finanziamento anche l'Unione Europea. Grande entusiasmo ha suscitato la notizia giunta al Congresso, martedì, dell'investimento da parte della Commissione e di Colipa, l'Associazione europea dei cosmetici, di 50 milioni di euro per sostenere le ricerche volte a mettere a punto nuovi test cruelty-free per la formulazioni di sostanze cosmetiche, per le quali già si prevede il bando all'uso di animali dal 2013 (ma la data è già slittata diverse volte). I progetti selezionati verranno finanziati per il 100% delle spese.
E se alternative interessanti saranno messe a punto, potrebbe da questo scaturire un positivo effetto moltiplicatore. Come spiegano alla Lav, «questi sistemi daranno informazioni sulla tossicità sistemica delle sostanze, perciò una volta validati potranno utilmente essere usati anche nell'industria farmaceutica».
Leonora Pigliucci - 03/09/2009
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