Doha Round: Sovranità alimentare VS Commercio Internazionale
Marica Di Pierri A Sud [su Carta.org 11 Settembre 2009] - La conclusione della riunione ministeriale di New Delhi, nell'ambito dei negoziati della Wto, non ha spostato di una virgola la questione su chi debba «governare» il commercio agricolo mondiale. I paesi ricchi premono per la deregulation, i movimenti contadini si oppongono.
Si è svolta dal 3 al 4 settembre a New Delhi, in India, la riunione ministeriale del Doha Round in seno all’Organizzazione mondiale del commercio [Wto].
Il ministro del commercio indiano, Anand Sharma, a conclusione del vertice esulta. Annuncia che finalmente, dopo anni di impasse, si è raggiunto un pre-accordo tra tutti i paesi con un forte e unanime consenso. I capi negoziatori e i funzionari riprenderanno le trattative il 14 settembre a Ginevra. Eppure i paesi membri dell’Omc sono 150 e a New Delhi ne erano presenti poco più di 30.
Parallelamente all’apertura del vertice migliaia di contadini, donne, studenti e giovani hanno marciato contro le posizioni che il governo indiano ha assunto nell’ambito dei negoziati. La situazione dei contadini indiani resta drammatica e le responsabilità sono da ricercarsi anche e soprattutto nelle regole imposte dal libero mercato globale degli alimenti. Le organizzazioni contadine fanno sapere che se il governo non darà voce ad agricoltori e lavoratori, si preparano ad una campagna di resistenza civile collettiva fino alla prossima riunione ministeriale prevista sempre a Ginevra nel mese di dicembre.
Via Campesina intanto ha recapitato un appello che avverte sulle conseguenze che la liberalizzazione dei mercati dei prodotti agricoli sta producendo nel mondo contadino. L’aumento delle liberalizzazioni, avverte, esacerberà le crisi che il pianeta sta attraversando: climatica, alimentare, agricola e finanziaria. Aumenterà inoltre considerevolmente la vulnerabilità di molti paesi la cui economia e la cui popolazione dipendono principalmente dal settore agricolo.Via Campesina chiede che l’agricoltura sia definitivamente esclusa dalle negoziazioni dell’Omc, perché il sistema del commercio globale favorisce le multinazionali del settore rispetto ai contadini.
L’Omc, insieme ai numerosi trattati di libero commercio bilaterali e regionali, permette infatti alle multinazionali dei paesi ricchi di invadere con i loro prodotti i mercati dei paesi del sud del mondo. In questo modo si penalizzano i piccoli produttori, nel nord come nel sud, e nello stesso tempo si invade il mercato con prodotti industriali di bassa qualità.
Negli attuali round di negoziati, i paesi più industrializzati tentano di aumentare le pressioni delle lobby agro-industriali mentre i paesi dei sud del mondo si vedono costretti a continuare a ridurre le misure di protezione e a incrementare l’accesso ai loro mercati.
Persino i meccanismi denominati «di sicurezza» pensati originalmente per proteggere la produzione agricola di alcuni paesi del sud come i Prodotti Speciali e i Meccanismi di Salvaguardia Speciale risultano inefficaci. Per esempio con la proposta attuale l’India può proteggere solamente otto o nove coltivazioni con la riduzione doganale, il che si traduce in una misura insignificante in un paese con centinaia di differenti coltivazioni e con 15 diverse zone agroclimatiche.
Queste proposte non risolvono il problema cronico dell’abbassamento dei prezzi provocato della politica di sussidi dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. E neppure viene considerato che la maggior parte dei paesi impoveriti non hanno la capacità di controllare per tempo l’ondata di importazioni, né di predisporre i controlli necessari affinché una misura del genere risulti efficace.
Via Campesina risponde a queste politiche con attività e campagne volte al rafforzamento della Sovranità alimentare. La sovranità alimentare rappresenta il diritto dei popoli alla produzione di alimenti salutari e culturalmente appropriati mediante tecniche sostenibili e rispettose dell’ambiente, e il loro diritto a definire il proprio sistema alimentare ed agricolo.
Ci sono insomma sul tavolo alcune proposte concrete per invertire la rotta e frenare la crisi alimentare globale: Via Campesina propone una protezione reale e un appoggio alla produzione di alimenti; un sistema di commercio mondiale che corregga e metta un limite alla libertà di azione delle multinazionali e che ponga fine al fenomeno del dumping, proibendo tassativamente ogni tipo di speculazione sui prodotti alimentari; nuove regole nei mercati, politiche di controllo della produzione con il fine di stabilizzare i prezzi dei prodotti agricoli; riforme reali che garantiscano ai piccoli produttori l’accesso alle risorse [terra, acqua, semi]. Una riforma globale del sistema di produzione agricola, un passo importante verso il raggiungimento e la tutela della sovranità alimentare.
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