Messico: Alimentazione. Un mondo con più cibo e più fame
“La nostra terra è stata trascurata, il raccolto non è sufficiente e dobbiamo reperire i prodotti dall’esterno”, queste sono le parole dell’indigena nahua, Brígida Chautla, pronunciate di fronte al relatore speciale delle Nazioni Unite sul Diritto all’Alimentazione in Messico, il belga Olivier de Schutter. Alle voci della donna indigena, originaria dello stato meridionale di Guerriero, uno dei più poveri del paese, e membro dell’organizzazione Todas las Mujeres como Una Sola, si sono sommate quelle dei rappresentanti di alcune organizzazioni sociali.
La loro principale denuncia riguarda il diritto all’alimentazione, che sostengono essere parte integrante della Costituzione, e a cui, per tanto, il Governo si deve ispirare nella conduzione delle politiche socio-economiche all’interno del paese. Tale diritto può essere definito come l’avere accesso fisico o economico, individualmente o collettivamente, in modo regolare e permanente, a un’alimentazione, quantitativamente e qualitativamente, adeguata e sufficiente.
Víctor Suárez, direttore esecutivo dell’Associazione Nazionale di Imprese di Commercializzazione e di Produttori del Campo (Asociación Nacional de Empresas Comercializadoras de Productores del Campo, ANEC), ha dichiarato a IPS: “Il relatore giunge in un momento purtroppo propizio, in cui la politica governativa agricola e di lotta alla povertà è in pieno fallimento”.
I rappresentanti delle organizzazioni non governative si sono incontrate alcune ore con De Schutter, in vista ufficiosa nella capitale messicana dalla notte del 14 settembre, in cui è giunto dopo essersi recato in Guatemala, Nicaragua e Panama. Il funzionario farà ritorno in Messico, in veste ufficiale, il prossimo anno. “Questa visita è stata utile per comprendere determinate tematiche, oggetto di preoccupazione per la società civile”, ha dichiarato De Schutter, nel corso della conferenza stampa, astenendosi, tuttavia, dal menzionare i suoi incontri con gli attivisti e con i legislatori messicani.
È stato l’invito della Campagna Senza Mais Non C’è Paese (Campaña Sin Maíz No Hay País), a portare De Schutter in visita in Messico; si tratta di un collettivo di organizzazioni non governative che ha intrapreso una lotta per difendere il mais, dall'offensiva dei semi geneticamente modificati e tra le azioni promosse dalla Campagna, compare la decisione di celebrare, ogni 29 settembre, il Giorno Nazionale del Mais.
La recessione economica che affligge questo paese nordamericano, che conta 105 milioni di abitanti, ha condotto ad una maggiore diffusione della povertà, che, secondo le stime della Banca Mondiale, quest’anno, ha visto 4,2 milioni di persone, aggiungersi alle già 20 milioni che si trovano in questa situazione.
Inoltre, secondo quanto riportato dalla ONG Società Latinoamericana di Nutrizione (Sociedad Latinoamericana de Nutrición), sono all’incirca 884.000 i bambini e le bambine messicane che soffrono di denutrizione. Mentre il tasso di mortalità infantile è di 15,2 per ogni cento nati vivi, indicatore che raggiunge il 60 % quando si tratta di bambini indigeni. Secondo le previsioni ufficiali questo flagello dovrebbe scomparire dal paese per il 2050.
Aberaldo Ávila, ricercatore dell’ Istituto Nazionale di Scienze Mediche e Nutrizione, ha dichiarato che “vi è una sufficiente quantità di calorie per persona affinché la denutrizione non esista più nel paese”, nel corso del suo incontro con de Schutter.
Un’indagine della Rete Nazionale di Promotori e Consulenti Rurali, condotta in 11 dei 32 stati che compongono il Messico, tra le donne dell’ambiente rurale ha evidenziato che queste hanno sofferto di un aumento di lavoro, mentre i loro guadagni sono rimasti invariati, e di un minor consumo di alimenti, a cui si aggiunge l’impatto derivante dalla combinazione dei bassi prezzi dei loro prodotti con l’innalzamento dei prezzi di beni di consumo come olio, carne e altri prodotti.
“Le donne chiedono di essere riconosciute come produttrici e non come povere, che venga loro favorita la produzione per l’autoconsumo e che si limiti la dipendenza del mercato”, ha spiegato Blanca Rubio, membro delle Rete.
Rosario Cobo, ricercatrice dell’Istituto Maya e parte della campagna ha commentato: “Le riunioni ci consentono di trattare temi che ci preoccupano affinché il relatore disponga dei dati necessari per preparare la sua visita. Dispone così di linee guida che lo rendono sensibile a tali tematiche”. “La soluzione per la crisi attuale non è produrre di più, quanto piuttosto produrre meglio. È necessario mettere in atto urgentemente un cambiamento, verso un sistema di agricoltura maggiormente sostenibile”, ha detto, in aperta critica alla biotecnologia e all’utilizzo di fertilizzanti chimici, De Schutter, professore dell’Università Cattolica di Lovaina, nel suo paese natale, e che ha assunto il ruolo di relatore speciale del foro mondiale del 1 maggio 2008.
Le organizzazioni della società civile denunciano che, non garantendo il diritto all’alimentazione, il Governo stia violando accordi internazionali, come il Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali, in vigore dal 1976, raccomandazioni del Comitato dei Diritti Economici, Sociali e Culturali, creato nel 1985, e la Convenzione Internazionale sui Diritti del Fanciullo.
L’Articolo 4 della Costituzione, con riferimento al diritto dell’infanzia alla “soddisfazione delle proprie necessità di alimentazione, salute, educazione e sano intrattenimento per il suo sviluppo integrale”, costituisce il concetto più vicino al diritto all’alimentazione.
Nel suo progetto di bilancio dello Stato, consegnato al Congresso, il Governo ha incluso un’imposta “antipovertà” del 2% sugli alimenti, in una sorta di Imposta sul Valore Aggiunto nascosta, tuttavia questa iniziativa ha suscitato un’ampia polemica che ha condotto al rifiuto generalizzato dei settori politico, accademico, padronale e sindacale del paese.
Tra gli otto grandi obiettivi dello Sviluppo per il Millennio che i governi hanno adottato nel 2000, all’interno del quadro delle Nazioni Unite, figura quello di ridurre alla metà il numero di affamati nel mondo entro il 2015, secondo gli indicatori del 1990, ma questa meta è minacciata dalla crisi alimentare ed economica che il mondo sta attraversando.
De Schutter presenterà questa settimana un rapporto a Ginevra, davanti al Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU.
“Per noi, la sovranità alimentare è la priorità”, ha sottolineato Chautla.
Negli ultimi due anni, la quantità di persone affamate nel mondo è giunta a superare i 1.000 milioni.
da: IPS Noticias (16 settembre)
Traduzione di Anna Bianchi
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