Clima, l'Onu: «I paesi ricchi devono aiutare quelli poveri a difendersi»
Sisma in Indonesia, tsunami sulle Samoa, tempesta tropicale su Filippine, Vietnam, Cambogia e Laos: le catastrofi del sud est asiatico irrompono a Bangkok, dove sono in cosrso i negoziati di preparazione del summit di Copenaghen sul clima. L'Onu: i paesi poveri devono essere aiutati ad affrontare i cambiamenti climatici. La Banca mondiale ha già fatto i conti.
Una catena di catastrofi e disastri naturali che sembra non avere fine sta colpendo i paesi del Pacifico e del sud est asiatico: prima l’alluvione nelle Filippine, poi lo tsunami che ha colpito le Samoa, le Samoa americane e Tonga, ora si contano i morti e i danni causati dal terremoto in Indonesia. E mentre si cerca di capire cosa sia successo nelle isole e negli atolli vicino all’epicentro dello tsunami, che il mare gonfiato dal global warming stava già inghiottendo poco per volta, continua a piovere anche oggi, giovedì, su Vietnam, Cambogia e Laos, a causa dalla tempesta tropicale Ketsana che tra sabato e domenica scorsa ha causato 277 morti e 42 dispersi nelle Filippine. Ma Ketsana in tutto ha provocato, finora, 383, vittime: in Vietnam i morti accertati sono 92, in Cambogia 14.
Se ne discute, e non potrebbe essere altrimenti, ai negoziati sul clima in corso a Bangkok fino al 9 ottobre, in vista del summit di Copenaghen sul clima di dicembre. Il capo della Convenzione quadro delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici [Unfccc] Yvo de Boer, ha detto che «l’elemento chiave per ottenere un accordo a Copenhagen è aumentare il sostegno ai paesi in via di sviluppo, sia nella regione del sud est asiatico che altrove, per affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici. Tifoni, inondazioni e fenomeni meteorologici estremi si stanno intensificando – ha aggiunto de Boer – Far fronte a situazioni di emergenza, riducendo i rischi di calamità e aumentando la ‘resistenza climatica’, è una necessità». Sempre a Bangkok, la Banca mondiale ha presentato uno studio commissionato dai governi di Olanda, Gran Bretagna e Svizzera, che prova a fare i conti: per adattarsi ai cambiamenti climatici, e cioè per difendersi da precipitazioni sempre più intense e dall’aumento del livello del mare, i paesi poveri dovrebbero ricevere tra i 75 e i 100 miliardi di dollari ogni anno fino al 2050.
Nelle Filippine, nonostante la fine delle piogge da giorni, la situazione intanto non accenna a migliorare. Gli sfollati sono almeno 700 mila. L’impatto maggiore dell’alluvione è stato nei pressi del fiume Pasing, dove sono state colpite sia le zone residenziali che le baraccopoli, queste ultime quasi spazzate via e dove c’è stato il maggior numero di vittime.
Come aveva riportato l’agenzia missionaria Misna due giorni fa, a causare molti danni nel paese sono state anche le tonnellate di rifiuti lasciate lungo le strade in discariche improvvisate o lungo corsi d’acqua. La presenza di cumuli di immondizia ha di fatto sigillato intere aree impedendo all’acqua piovana di defluire.
Il segretario all’ambiente ed ex-sindaco della città Lito Atienza ha detto che «siamo di fronte a un campanello d’allarme sugli effetti dei cambiamenti climatici» e sui disastri che possono derivarne quando sono combinati con l’urbanizzazione selvaggia. «A essere colpiti sono stati coloro che erano già i più poveri e che ora hanno perso tutto» ha detto alla Misna padre David Domingues, missionario comboniano che si trova a Manila. Il missionario ha spiegato che lungo i corsi d’acqua sorgono molte baraccopoli: «Un fatto che unito all’alta densità abitativa, all’assenza di colline o aree anche di poco elevate e a un sistema fognario inesistente o inadeguato, ha prodotto il risultato ora sotto i nostri occhi».
La Commissione europea ha stanziato 150 mila euro di aiuti urgenti per le vittime dello tsunami nelle isole Samoa nel Pacifico e 4 milioni di euro alle vittime del tifone Ketsana nelle Filippine, in Vietnam, in Cambogia e nel Laos.
Intanto, è scattato l’allarme siccità nelle campagne indiane, alla fine della stagione delle piogge: quello del 2009 è stato il monsone più avaro di acqua negli ultimi 40 anni. In India grandissima parte dei piccoli contadini che costituiscono la stragrande maggioranza degli abitanti delle campagne conta sul monsone per la riserva idrica annuale.
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