La città che beve solo acqua di rubinetto
La svolta di Arezzo, la città preferisce l´acqua del rubinetto. Record in Italia, un abitante su due rinuncia alla minerale. "Acqua in brocca" tra slogan e gadget
C´è lo slogan. C´è la campagna pubblicitaria e promozionale nelle scuole e nelle strade. C´è un prodotto testato. Anche questa volta, la ricetta funziona: il prodotto va. L´unica sorpresa è che il prodotto in questione è il più umile e trascurato dei beni di consumo.
Lo slogan, infatti, è "Acqua in brocca". E il prodotto è l´acqua del rubinetto. Arezzo è la prova che, dell´acqua minerale, gli italiani potrebbero anche fare a meno. Difficile pensarlo, in un paese in cui solo il 2 per cento della popolazione dichiara di non ricorrere alla minerale quando ha sete e che ne beve, in media, più di mezzo litro al giorno. Nessuno al mondo, in effetti, ne consuma quanto noi: 192 litri a testa. Ad Arezzo, la tendenza si è invertita. Dieci anni fa, quando "Nuove Acque" (la società mista fra i 36 comuni dell´Alto Valdarno e un gigante industriale come la francese Suez) ha preso in carico il sistema idrico, più dell´80 per cento degli abitanti non accostava mai le labbra all´acqua del rubinetto. Nel 2009, questa percentuale si è ridotta al 46 per cento. Più della metà degli aretini beve, occasionalmente o, in un caso su due, regolarmente, l´acqua dell´acquedotto.
Piacerebbe dire che questa rinuncia ad uno dei grandi tabù della società italiana rivaluta le teorie economiche sulla razionalità dei consumatori. In fondo, abbandonare l´acqua minerale significa risparmiare: l´acqua dei rubinetti di Arezzo (a 1-2 euro per mille litri) è fra le più care tra gli acquedotti italiani. Ma mille litri di minerale costano 250 euro. Tuttavia, l´economia moderna è più complessa di così. Se l´acqua del rubinetto sfonda ad Arezzo è per due motivi, meno immediatamente evidenti: qualità e pubblicità. «Storicamente - dice Giovanni Giani, amministratore delegato di Suez Environnement Italia - le priorità per gli acquedotti italiani sono state assicurare l´acqua in quantità sufficiente e igienicamente sicura. La qualità, il gusto, sono venuti dopo». La sfida, ad Arezzo, una volta ammodernata la rete, ridotte le perdite sui tubi, informatizzato i controlli, è stato curare il gusto dell´acqua. «Intendiamoci - dice l´amministratore delegato di Nuove Acque, Jerome Douziech - all´origine, spesso non c´è nessuna differenza. Qui, in Valdarno, c´è una fonte che approvvigiona sia noi, che la minerale. Di là finisce in bottiglia, di qua nell´acquedotto. L´acqua è la stessa». Ma, dopo essere passata nei tubi, l´acqua deve essere depurata, trattata, filtrata, disinfettata. È qui che si gioca il gusto. Per filtrarla, ad esempio, usano membrane ultraselettive e per disinfettarla, come ovunque, il cloro, ma sotto la forma del biossido. Il risultato, alla prova del cronista, è piacevole. Questo, però, è solo il primo pezzo. Il problema è crederci. «La differenza con gli altri paesi - dice Giani - è anche di cultura: se tu presenti l´acqua del rubinetto in una brocca, tiepida, e quella minerale fresca di frigorifero, non c´è partita».
Forse ci voleva un grande gruppo come Suez per pensare di fare, con l´acqua di rubinetto, una vera operazione di marketing. Si è cominciato con le scuole, con il convinto appoggio del Comune, ben contento di abbattere i costi della minerale e di alleviare i problemi di riciclaggio delle bottiglie. Nella mensa della elementare "Monte Bianco", al centro dei tavoli campeggia la brocca con l´acqua del rubinetto. Nei corridoi ci sono le fontanelle variopinte, dove i bambini riempiono le loro borracce con la scritta "Acqua in brocca". Agli insegnanti sono state distribuite delle schede per organizzare lezioni sull´uso e il consumo dell´acqua. Tecnici di Nuove Acque vengono regolarmente per organizzare dimostrazioni sul funzionamento dell´acquedotto. L´esperimento, condotto l´anno scorso in tre scuole, quest´anno in dieci, sarà esteso il prossimo anno a tutte le scuole. «I bambini - osserva Douziech - sono il miglior veicolo per parlare alle famiglie. In più, sono sinceri: se l´acqua fa schifo, te lo dicono. E viceversa».
Il risultati, dicono i sondaggi, danno ragione a questa operazione di marketing. Ma è una strada in salita. A tavola, al ristorante, la cameriera chiede: "Liscia o gassata?". L´amministratore delegato di Nuove Acque scuote la testa: «Questi saranno gli ultimi che riusciremo a convincere». Ma, intanto, l´operazione continua: «Il prossimo passo - dice Douziech - sono gli uffici pubblici».
|