La scomparsa della politica economica
Tre articoli, corredati dalle tabelle e tre miliardi e 600 milioni di spesa: questi in sintesi i dati della finanziaria del 2010, che prevede una serie di provvedimenti molto limitati. La ragione addotta da Tremonti è che c'è già tutto nella manovra triennale 2009-2011 e nei vari provvedimenti anticrisi presi dal giugno del 2008 fino ad oggi. Tremonti afferma che è una finanziaria “senza tagli e senza tasse”. E' parzialmente vero, ma i tagli (alle politiche sociali, agli enti locali, alla scuola e all'università, alle politiche ambientali, ecc.) sono stati già fatti dalla manovra triennale e dagli altri provvedimenti anticrisi. E poi non ci sono soldi per la sanità. Inoltre è da ricordare che le tabelle della manovra triennale prevedevano per il 2010 l'azzeramento di una serie di interventi (fondo non autosufficienza, difesa del suolo, applicazione protocollo di Kyoto, ecc.). E' vero che non ci sono tasse (sarebbe stato meglio: ad esempio quelle suelle rendite); in compenso nel decreto contestuale alla finanziaria c'è il condono (cioè lo scudo fiscale) per chi le tasse non le ha pagate e ha portato i soldi all'estero.
Nella finanziaria ci sono ben poche cose: intanto i soldi (che comunque non bastano) per i contratti di lavoro dei dipendenti pubblici. Si stanziano 1 miliardo e 800 milioni per i dipendenti dello Stato con con contratto pubblico e 1 miliardo e 600 milioni per i lavoratori del settore non statale (comuni, province, regioni, sanità). Poi ci sono le proroghe fino al 2012 delle misure di detrazione fiscale al 36% per le ristrutturazioni in campo edilizio e della stabilizzazione dell'applicazione dell'IVA al 10% sugli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio edilizio.
Come si è detto molti interventi rimangono non finanziati, e la visione delle tabelle sta lì a dimostrarlo. Oltre ad una serie misure che rimangono totalmente non finanziate (di quelle ambientali si è detto: niente soldi per Kyoto, la difesa del suolo e altro ancora, tra cui la famigerata “social card”), il buco più grosso rimane quello della sanità. Le Regioni avrebbero bisogno di almeno 3 miliardi per far fronte alle necessità derivante dal fabbisogno reale e dalla crescita fisiologica della spesa. Ma tutto questo non c'è in finanziaria e la sanità rischia il collasso; le prestazioni pubbliche diminuiranno costringendo molti cittadini a rivolgersi alle strutture private. E' anche questo il motivo che ha portato le Regioni a disertare - per protesta - l'incontro con il governo. Non ci sono poi nel testo provvedimenti di natura sociale, ed è sintomatico che nella legge finanziaria si faccia riferimento (comma 4 dell'articolo 1) alla necessità di ridurre la pressione fiscale per le famiglie numerose a basso reddito, salvo che la legge lega gli interventi in questo campo ai risultati che si realizzeranno grazie al provvedimento dello scudo fiscale ed ad “altre risorse disponibili”. Come a dire: rimettiamoci nella mani del pentimento o della bontà degli evasori. Ed in ogni caso è tutto rinviato al 2010, quando già la crisi avrà lasciato altre vittime sul campo. Sulla “rottamazione delle auto” (contrariamente alle previsioni) la finanziaria non interviene, poichè si aspettano gli altri paesi per definire una linea comune (ed evitare la reciproca concorrenza), ma tutto lascia supporre che ci sarà, anche se in un decreto successivo.
Non ci sono altre misure che erano state annunciate nelle scorse settimane, come ad esempio il piano per il Mezzogiorno. In realtà lo “svuotamento” della legge finanziaria non è a vantaggio - come rivendicato da Tremonti - di una maggiore trasparenza delle politiche di bilancio, ma a favore di una gestione antidemocratica della finanza pubblica, tutta a colpi di decreti, provvedimenti, norme parziali e nascoste nelle more di una falsa programmazione (come quella della manovra triennale) che si limita a fotografare l'esistente.
In questo contesto, la finanziaria è “light”, perchè prima di dicembre (Brunetta ha detto che la vera finanziaria la vedremo a novembre) avremo per certo un maxi emendamento (o un altro decreto) che metterà di nuovo mano ai conti pubblici (anche perchè nel frattempo c'è stato un forte peggioramento del fabbisogno: ben 33 miliardi in più solo nei primi mesi del 2009) e magari con altre micro-misure “specchietto per le allodole”, come la sperimentata strategia di marketing di Tremonti ha messo in atto in questi mesi. In realtà la finanziaria mette in luce una politica economica che non c'è e l'assenza di una vera strategia per far fronte alla crisi.
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