Movimento U.N.A. - Uomo Natura Animali
Provincia di Milano

Via Labriola, 32- 20098 San Giuliano Mil.se - Tel. 0339.3426138
E-mail: unamilano@bigfoot.com

HOME

 

VIVISEZIONE
ALL’ISTITUTO DI FARMACOLOGIA
DELL’UNIVERSITA’ DI PAVIA

(Tratto dal n. 43 "AV la voce dei senza voce" – periodico della Le.A.L. Lega Antivivisezionista)

"Il loro livello di sofferenza è paragonabile a quello di un elettrocardiogramma per un uomo", questa è la descrizione, fatta da uno degli sperimentatori, delle condizioni in cui vivono e muoiono i cani beagle che, insieme a porcellini d'India e a conigli, vengono utilizzati nei laboratori di piazza Botta a Pavia.
Questa descrizione è difficile da accettare dato che, nelle pubblicazioni scientifiche degli stessi ricercatori, si parla di animali vivi e coscienti con elettrodi nelle viscere, oppure con cateteri collegati a palloncini gonfiabili posizionati nello stomaco, oppure con i nervi del sistema simpatico recisi, ecc.
Questo intervento non vuole essere però una critica morale alla violenza degli esperimenti ma un contributo e una critica a quella che è, secondo i medici della LIMAV una metodologia, la vivisezione o sperimentazione sugli animali, non scientifica e non affidabile.
In questo particolare caso, lo scopo di questi studi è la ricerca di nuovi farmaci antidiarrea e antispasmodici.
Il decreto legislativo l16 del 27/11/992 è la legge che ha il compito di proteggere gli animali sottoposti a sperimentazione.
Da sempre gli antivivisezionisti scientifici sono contrari a quella che ritengono una legge inutile e, per certi versi una presa in giro.
Con questo articolo vorrei sottolineare delle contraddizioni tecniche che sono presenti nella legge e che, a mio parere, danno ragione a coloro che sostengono che la sperimentazione animale è una metodologia non scientifica e inaffidabile per la tutela della salute umana.
Nelle linee di indirizzo per la sistemazione e la tutela degli animali (Articolo 5 del decreto) vengono riportate le seguenti indicazioni:

  • "...la temperatura dei locali di permanenza degli animali dovrebbe essere controllata con precisione, essendo la temperatura ambiente un fattore fisico che esercita un importante effetto sul metabolismo di tutti gli animali... "
  • "Le variazioni estreme dell'umidità relativa esercitano un effetto dannoso sulla salute e sul benessere degli animali…"
  • "Rumori improvvisi possono determinare importanti modifiche nelle funzioni organiche…"
  • "I difetti tecnici e i guasti dell'impianto di ventilazione... nei casi meno gravi, potrebbero esercitare sull'esperimento effetti negativi al punto da vanifìcarlo e doverlo ripetere... "

Cosa vuole dire tutto ciò?
Vuole dire che se cambia la temperatura oppure l'umidità oppure il rumore del locale dove sono stabulati gli animali cambia il risultato dell'esperimento. In altre parole, se viene compiuto un esperimento su un gruppo di topi o di cani si ottiene un risultato, se si ripete l'esperimento cambiando uno o più parametri ( temperatura, umidità ma anche alimentazione, numero di compagni di gabbia, ceppo animale, ecc.) si ottiene un risultato diverso.
Se si cambiano le condizioni di stabulazione in cui vengono tenuti gli animali vengono modificati anche i risultati degli esperimenti.
Anche gli stessi vivisettori sostengono che, di conseguenza, l'animale deve essere trattato bene perché altrimenti l'esperimento non vale.
Un esempio, trasferito alla specie animale uomo, è la constatazione degli organismi ufficiali statunitensi che i risultati degli esperimenti compiuti sui carcerati (in condizioni, quindi, non naturali) erano diversi da quelli ottenuti su persone che vivevano in condizioni naturali.
Gli antivivisezionisti scientifici in fondo sostengono che: se un topo che vive in condizioni non naturali non è un buon modello sperimentale per un topo che vive in condizioni naturali, a maggior ragione, un topo che vive in condizioni non naturali, che è sano oppure si ammala di malattie diverse da quelle umane, che appartiene a una specie animale diversa non può essere un buon modello sperimentale per un uomo che vive in condizioni naturali, che si ammala delle malattie tipiche della sua specie, che ha un corredo genetico e caratteristiche metaboliche diverse.
Per questo un numero sempre maggiore di medici, docenti universitari e ricercatori stanno dicendo NO alla vivisezione: qualcuno, magari per paura di esporsi, lo dice a bassa voce.
Altri lo testimonieranno alla manifestazione del 16 ottobre 1999 a Pavia.
Arrivederci… ci vediamo alla manifestazione!

Dottor Massimo Tettamanti
Chimico Università di Milano