La
bambina di un anno era stata ricoverata per l'indebolimento. Padre e madre ammettono:
abbiamo sbagliato.
TOLTA LA FIGLIA AI GENITORI VEGETARIANI
Sentenza del Tribunale di Milano: non si può imporre una dieta
pericolosa per la salute
MILANO - Il Tribunale dei minori di Milano ha tolto la patria potestà ai
genitori di una bimba di un anno, Chiara, perché avevano imposto alla piccola una dieta
rigidamente vegetariana che l'ha talmente indebolita da dover essere ricoverata d'urgenza.
La bambina, figlia di due giovani impiegati vegetariani, è ora nella clinica pediatrica
«De Marchi» e il Comune deve sorvegliare che riceva le cure necessarie.
Secondo il Tribunale i genitori non possono imporre diete speciali ai figli, specialmente
se in tenera età, ignorando il parere dei medici, anche se sono convinti, in buona fede,
di agire per il bene dei loro bambini. Dopo un mese Chiara si sta riprendendo bene. I
genitori sembra abbiano cambiato idea, e riconoscono di avere messo in pericolo la sua
salute.
Seguono articoli di: Bazzi, Montefiori, Solazzo |
di Isabella Rossi
Fedrigotti SE LO STATO FA IL PAPA'
Un ovetto ogni tanto, un formaggino sciolto nella pappa avrebbero salvato tutti: la
piccola Chiara, di un anno, dal finire al pronto soccorso con i segni della denutrizione,
e i genitori dalla frustrazione di essere privati della patria potestà su disposizione
dei giudici preoccupati per la salute della bambina compromessa dalla dieta,
esclusivamente a base di frutta, verdura e soia, che il papà e la mamma, vegetariani
intransigenti, le avevano imposto dalla nascita.
Dopo un mese di alimentazione ospedaliera, Chiara è rifiorita e padre e madre sembrano
aver riconosciuto che il loro regime era troppo rigido, almeno per una neonata. A vicenda,
dunque, felicemente conclusa, appare paradossale che, sempre più spesso, sia lo Stato -
nelle vesti di un Tribunale - a dover imporre buon senso a dei genitori, costringendoli a
rinunciare ai loro estremismi. Paradossale perché tutti noi sappiamo che lo Stato, almeno
il nostro, tutt'altro è che padre o madre, per di più di buon senso, per i cittadini.
E se in altri Paesi, in Austria per esempio, ancora adesso la voce popolare chiama lo
Stato «papà», eredità di tempi nei quali un sovrano si considerava padre dei propri
sudditi, da noi questo rapporto un po' familiare davvero non è mai esistito.
PROSEGUE IN CRONACA
Basterebbe condire le pappe con il buonsenso
Se da un lato genitori e famiglie sempre di più inseguono nuovi fondamentalismi e nuove
mode che, oltre alla dieta, possono riguardare vaccinazioni, trasfusioni e cure mediche in
generale, dall'altro restano legati alla concezione ancestrale secondo la quale i figli
appartengono - come uno schiavo, sia pure amato - al padre e alla madre.
Concezione che sappiamo pericolosa e che, in ambienti più sprovveduti, può portare a
odiosissimi abusi. In una parola, lo Stato, che, in genere, conosciamo come muto, sordo,
cieco e, non raramente, anche traditore, è costretto a farsi genitore perché i veri
genitori troppo spesso svolgono male il loro ruolo di tutela dei figli, se non addirittura
vi abdicano. Sul versante opposto, ecco lo spettro dell'ingerenza della cosa pubblica
dentro la nostra vita privata. Spettro non meno sinistro che porta con sé reminiscenze di
innumerevoli soprusi perpetrati nei secoli: dai neonati malaticci buttati giù dalla rupe
di Sparta fino all'esproprio dei figli organizzato dai regimi totalitari in nome
dell'indottrinamento. Fino a dove - ci si chiede allora - possono giungere le istituzioni
senza interferire nella libertà degli individui, in questo caso di un padre e di una
madre?
La risposta difficilmente potrà essere ideologica, perché l'ideologia non possiede metro
di misura. E là dove - per la loro necessariamente scarsa flessibilità - non possono
arrivare le leggi, i confini oltre i quali i poteri pubblici non devono andare si possono
stabilire soltanto sul campo.
Ma per difenderli questi confini, come in un braccio di ferro, bisogna essere forti,
genitori forti, capaci, responsabili e, anche, illuminati da quel minimo di ragionevolezza
che ai vegetariani permette un uovo ogni tanto, almeno per la bimba neonata. |