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antivivisezionista del Coordinamento Nazionale Associazioni Animaliste
L'ATTO DI ACCUSA - MOTIVAZIONI ETICHE
Quello che ci interessa sottolineare è il rispetto del diritto
alla vita, in qualunque forma sia essa racchiusa. Già questa ragione basterebbe per
abolire la vivisezione. Ma se ancora non lo fosse la vivisezione nega la legge che
dovrebbe essere il cardine della civiltà: "non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te".
- E' lo sfruttamento dell'indifeso da parte del
più forte.
Crudeltà, sopraffazione, conformismo, avidità, insensibilità, spietatezza sono
l'antitesi del concetto di civiltà, intesa nel senso più alto del termine, soprattutto
quando le vittime sono gli esseri più indifesi. Eppure proprio questi fattori fanno sì
che ogni anno milioni di animali vengano sacrificati per "ricerche di
laboratorio". Vantandoci di essere una società civile ad
alta tecnologia, possibile non esista altra strada per sviluppare una seria ricerca del
sapere? La superiorità intellettuale di cui ci vantiamo dovrebbe imporci doveri verso gli
animali e la natura stessa.
- E' basata sul credo " il fine giustifica i mezzi",
un credo socialmente distruttivo che, una volta accettato, porta a qualsiasi conseguenza.
Si stima che nel mondo si sacrifichino 300-400 milioni di
animali l'anno: nessun animale è al sicuro dalla sperimentazione; si usano:
cani, cavalli, buoi, pecore, gatti, topolini, uccelli, foche, delfini, pinguini,
pipistrelli, cavie, agnelli, leoni marini, maiali, capre, rane, tartarughe, rospi,
scimmie...Non si conoscono invece i dati relativi alla
sperimentazione umana, ma questa viene effettuata su: neonati, malati di mente, soldati,
anziani, donne in gravidanza, portatori di handicap, carcerati…
- Rispetto alla crudeltà permette uno
standard di moralità al ricercatore e uno diverso per tutti gli altri.
Appare dunque sempre più evidente che gli animali non possono più essere considerati
come organismi, macchine da utilizzare, oggetti, ma come soggetti del diritto alla vita,
alla non sofferenza e al rispetto. Come ha scritto Benjamin Bentham padre dell'etica
utilitaristica, al tempo della schiavitù:" I Francesi hanno già scoperto che il
colore nero della pelle non è un motivo per cui un essere umano debba essere abbandonato
senza riparo ai capricci di un torturatore. Si potrà un giorno
giungere a riconoscere che il numero delle gambe, la villosità della pelle o la
terminazione dell'osso sacro sono motivi egualmente insufficienti per abbandonare un
essere sensibile allo stesso fato. Che altro dovrebbe tracciare la linea
invalicabile la facoltà di ragionare, o forse quella del linguaggio? Ma un cavallo e un
cane adulti sono senza paragone animali più razionali e più comunicativi di un bambino
di un giorno, o di una settimana, o perfino di un mese. Ma anche ammesso che fosse
altrimenti, cosa importerebbe? Il problema non è POSSONO RAGIONARE o POSSONO PARLARE
ma POSSONO SOFFRIRE?
- Si presta a qualsiasi abuso e sadismo.
La pietà, universalmente riconosciuta la più alta delle
virtù, viene negata agli animali da laboratorio che non hanno scampo al loro
destino che sarà quello di essere mutilati, vivisezionati, avvelenati, accecati,
affamati, bruciati, agghiacciati, schiacciati, decerebrati, ustionati, infettati con
malattie o assoggettati a stress, shock, privazioni etc.
- Nega qualsiasi diritto agli animali; è crudele e spietata.
Nel corso dei secoli l'uomo ha sempre negato fondamentali diritti a categorie di
soggetti più deboli. Si veda infatti come alcuni filosofi tra cui Raymond Frey, fondando
la morale sulla capacità di intendere, non solo negano diritti agli animali, ma anche
agli umani non razionali, come, ad esempio i cerebrolesi e i portatori di handicap. Solo
nell'ultimo secolo vengono riconosciuti portatori di diritto alcuni di tali soggetti,
attuando così il principio dell'eguaglianza dal quale però vengono esclusi gli animali.
Infatti l'uomo, pur attribuendo un certo valore all'animale
riconoscendogli un'anima (vocabolario garzanti: significato letterale: dell'anima) non lo
ritiene soggetto portatore di diritto, ma soggetto da utilizzare a proprio piacimento.
- E' un comodo paravento per le industrie per inondare
legalmente il mercato con prodotti industriali.
Da tale visione nasce dunque la legittimazione alla vivisezione o sperimentazione
animale che di fatto costituisce un modello sperimentale AMORALE e ASCIENTIFICO, regolato
da una anacronistica legge del 1992, che dovrebbe garantire la sicurezza di nuovi farmaci
o sostanze immesse sul mercato.
- Non pone alcun limite etico alla ricerca del sapere.
Proprio le sue basi errate e l'impossibilità di ricondurre i risultati della
sperimentazione all'uomo stesso (Medicina Criminale) fanno si che l'essere
umano costituisca il vero banco di prova. Si torna dunque a negare i diritti
fondamentali ai soggetti deboli e tale negazione viene legittimata per il bene della
scienza Se per curare una malattia di bambini occidentali si
scoprisse che si può utilizzare una sostanza prodotta dall'organismo di bambini del terzo
mondo, l'utilizzo di questi ultimi per il bene dei nostri bambini sarebbe giustificato?
Esiste quindi un etica? Un limite da non valicare?
Tutti i testi sono stati presi dal libro intitolato "Medicina Criminale cavie
umane" di Milly Schar-Manzoli - ATRA/AGSTG Agosto 98, e dall'opuscolo
"Vivisezione una pratica da abolire" diffuso dalla Le.A.L. Lega
Antivivisezionista.
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